Delitto di Agnosine, altre gravi accuse per l’omicida. Il pm: “Era violento anche con…”

Proprio di recente, durante l’udienza preliminare, sono emersi altri fatti che aggravano necessariamente l’accusa.

Carabinieri
Carabinieri (Facebook)

Si tratta di un omicidio di una violenza incredibile del quale solo pochi mesi fa molte testate giornalistiche ne avevano dato notizia. Una situazione che inevitabilmente ha scosso per la sua crudeltà e per quello che viene etichettato con un’ennesimo femminicidio.

In effetti, era il 13 Settembre scorso quando è avvenuto ciò di cui è accusato, per l’appunto, Paolo Vecchia, l’operaio cinquantenne originario di Sabbio Chiese, un piccolo comune della provincia di Brescia.

Secondo quanto è stato riportato, quindi, l’uomo avrebbe preso ripetutamente a coltellate Giuseppina Di Luca, nonché l’ex moglie dalla quale si stava separando.

Si è pensato, dunque, che il movente sia stato la non accettazione di questa situazione. Fatto sta che, a conti fatti, ci sarebbe peraltro l’aggravante della premeditazione.

Inoltre, sembrerebbe che da quando la donna se ne era andata di casa, Paolo l’avesse più volte pedinata, anche se lei, forse per paura delle conseguenze, non lo aveva mai denunciato nemmeno per stalking.

La dinamica del delitto, quindi, è stato formulata nel seguente modo. Vecchia sarebbe partito dalla propria abitazione nelle prime ore del mattino e avrebbe raggiunto la casa di Giuseppina situata ad Agnosine, nella Valle Sabbia, dove la quarantenne viveva insieme con la figlia di ventuno anni.

Così, Vecchia avrebbe atteso che la Di Luca uscisse per andare al lavoro e l’avrebbe poi aggredita con un coltello nell’androne della palazzina. I carabinieri, quindi, successivamente hanno trovato macchie di sangue ovunque in quel punto dello stabile.

Cosa è emerso

Il pm Benedetta Callea, quindi, oltre al reato di cui si è già accennato sopra, avrebbe inoltre mosso altre accuse nei confronti di Paolo Vecchia.

Giuseppina Di Luca
Uno scatto della vittima Giuseppina Di Luca (Facebook)

L’udienza preliminare, infatti, avrebbe portato alla luce altre gravi colpe dell’omicida. In particolare, ci si riferisce ai precedenti maltrattamenti che hanno subito sia Giuseppina che le due figlie Tanya e Sara.

Insomma, anche prima di quel fatale giorno, la donna avrebbe continuamente ricevuto insulti, percosse e altre umiliazioni di vario tipo. Per di più, pare che le gettasse addosso anche degli oggetti pesanti, come, per esempio, delle pentole.

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Anche le figlie, quindi, avrebbero avuto un trattamento simile e sarebbero state picchiate con delle cinture e prese di mira con degli utensili da cucina.

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