L’amara confessione in aula: l’omicida ha ceduto alle autorità competenti

Ha confessato anche davanti ai giudici l’omicida protagonista di quella che è a tutti gli effetti una storia da film dell’orrore. Il fatto di sangue risale al gennaio scorso.

Violenza minori (Facebook)
Violenza su minori immagine di repertorio (Facebook)

Alla fine l’omicida ha confessato anche davanti ai giudici riuniti in Corte d’Assise. Un delitto tremendo e brutale ai danni di un’innocente bambina di pochi mesi di vita. Un fatto che ha sconvolto l’opinione pubblica, rimasta senza fiato davanti alle atrocità perpetrate dal 26enne romeno. L’avvocato difensore dell’imputato ha tentato di fare richiesta per una perizia psichiatrica, ma è stata respinta dalla Corte.

La tragedia risale al gennaio scorso, quando l’uomo, da poco convivente con la madre della piccola, chiama i soccorsi per la bambina, che a suo dire non sta bene. I paramedici arrivano di corsa e la trasportano, in condizioni disperate, all’ospedale più vicino, grazie all’intervento dell’elisoccorso. Purtroppo per la piccina non c’è però nulla da fare, e spira poco dopo: troppo gravi le ferite sul suo corpicino.

La versione dell’uomo viene messa subito in dubbio dagli inquirenti e la seguente autopsia conferma la brutale verità. Ora l’assassino reo confesso rischia l’ergastolo.

Tragedia di Cabiate: l’omicida confessa in aula 

I fatti risalgono all’11 gennaio scorso e sono avvenuti a Cabiate, in provincia di Como. Il killer, Gabriel Robert Marincat, si trova da solo in casa con la bambina di appena 18 mesi, quando chiama i soccorsi.

 

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Ai paramedici accorsi sul luogo della tragedia spiega che alla bimba è caduta una stufetta elettrica in testa mentre giocava, ma che si era ripresa tranquillamente per poi addormentarsi. Dopo qualche ora si sarebbe quindi reso conto che qualcosa non andava, decidendo di chiamarli. La piccola muore poche ore dopo all’ospedale Papa Giovanni XXII di Como. Il 25 gennaio, in seguito ai dubbi deigli investigatori e ai riscontri dell’esame autoptico, il 26enne viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e violenza sessuale.

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A maggio la sua prima confessione davanti al pubblico ministero: “Ho violentato Sharon e poi l’ho uccisa a furia di botte”. Oggi ha ribadito le sue responsabilità anche davanti ai giudici in aula. Il reo confesso rischia il “fine pena mai”.

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