Mottarone: freni disattivati, arriva la confessione: “Tanto cosa vuoi che capiti?”

Arriva l’ammissione del capo servizio della funivia Gabriele Tadini sui freni disattivati. Oggi i primi funerali delle vittime della strage.

Funivia Stresa

Una tragedia immane che ha gettato nello sconforto tutto il Paese per l’assurdità con cui sono morte 14 persone innocenti, colpevoli solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dagli accertamenti degli inquirenti emersi in queste ultime ore, sembra che il freno sia stato manomesso per evitare disservizi.

Mentre le indagini proseguono nel frattempo oggi si svolgeranno i primi funerali delle vittime. Questa mattina in un villaggio del nord di Israele ci saranno le esequie della famiglia Biran – il padre Amit, la moglie Tal e il figlio Tom. I funerali dei nonni di Tal Peleg, Yitzhak e Barbara Cohen, si svolgeranno invece domani.

Nel primo pomeriggio a Varese invece quelli di altre due persone coinvolte. Ieri sera intanto, nella chiesa parrocchiale di Stresa, don Gianluca Villa ha presieduto la messa in suffragio delle vittime.

Mottarone, attesa la convalida dei tre arresti

Prosegue l’inchiesta sulla tragedia della funivia del Mottarone portata avanti dal procuratore di Verbania Olimpia Bossi, si attende nel frattempo anche la convalida degli arresti del proprietario, del direttore e del capo operativo.

Il capo servizio della funivia Gabriele Tadini ha ammesso: “Quel che è successo è colpa mia”. I freni di emergenza erano stati disattivati da un mese per lucrare sulle corse, perché “tanto cosa vuoi che capiti?”. Ha ammesso senza riserve. “Ho deciso di far girare la funivia con quei dispositivi sui freni di emergenza e ho dato istruzioni”.

Per gli inquirenti però non è stato il solo a prendere questa decisone, si pensa che sapessero anche Luigi Nerini, gestore dell’impianto del Mottarone, e l’ingegnere Enrico Perocchio, tecnico co-responsabile delle manutenzioni.

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Luigi Nerini ha detto sotto choc al Corriere:

Faccio avanti e indietro su quella cabina tutto il giorno. Se avessi saputo che c’era qualcosa di pericoloso, non avrei mai rischiato la vita dei miei figli.

Il giorno stesso della tragedia proprio i figli Federico e Stefano Nerini, che collaborano entrambi con l’azienda del padre, erano saliti in vetta. “Avrebbero potuto esserci loro”.

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