In Italia, la povertà professionale risulta essere più evidente che negli altri Stati europei.
Nel mondo si stima che 163 milioni di persone in più sono cadute in povertà rispetto agli anni scorsi, oltre che stipendi da fame in Italia: 1 su 10 è sulla soglia di povertà.
Soprattutto nel nostro Paese, in Italia, il Covid ha accelerato il fenomeno della povertà professionale e di vita: nel 2020 si contano 1 milione di poveri in più.
Secondo l’indicatore adottato dall’Unione Europea nel 2019, l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2%.
In Italia, siamo tra i peggiori in Europa per Working poor
Dietro l’aumento della povertà lavorativa, oltre a stipendi bassi che possono definirsi compensi e non dei veri e propri stipendi, c’è l’instabilità delle carriere e quindi delle varie professionalità, determinate dalla debolezza dell’economia italiana.
Il rischio di povertà lavorativa è concentrato tra i lavoratori che lavorano solo pochi mesi all’anno.Le conseguenze di Covid-19 a due anni dalla sua nascita, non sono state purtroppo solo di carattere sanitario, ma soprattutto risultano essere maggiormente gravi a livello economico e sociale per il nostro Paese.
A subire gli impatti economici con maggior rilievo relativi alla pandemia, sono le donne che hanno perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, un ammontare superiore al Pil combinato di 98 Paesi, e stanno affrontando un aumento significativo del lavoro di cura non retribuito, che ancora oggi ricade prevalentemente su di loro. Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021, 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.
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La pandemia ha aggravato le condizioni economiche delle famiglie italiane e rischia di ampliare a breve e medio termine i divari economici e sociali ancor di più in campo lavorativo.
Oltre 1 milione di individui e 400mila famiglie sono sprofondati nella povertà lavorativa.