Maria Elena Boschi, stalking e minacce: l’ex ministra costretta a intervenire

La capogruppo del partito di “Italia Viva, Maria Elena Boschi è intervenuta nel giorno della festa delle donne per denunciare uno stalking

 

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Non è stata di certo la giornata della memoria sulle donne, che avrebbe sognato. La capogruppo del movimento politico “Italia Viva”, Maria Elena Boschi è intervenuta dinanzi al tribunale per denunciare un accaduto di stalking. A farne le spese, un uomo inizialmente non identificato dalla giustizia. Quest’ultimo si era reso protagonista di atti di molestia a distanza, ai danni dell’ex ministro nel governo Renzi.

Aveva utilizzato i social network per importunare la bella ed elegante Maria Elena, che di fronte ad una situazione che via via si faceva incandescente non è rimasta più a guardare. L’uomo la pedinava già dai tempi prematuri, quando entrò a “gamba tesa” nelle vicende legate alla Camera, ma non potendo averla era arrivato persino ad esternare minacce preoccupanti nei confronti dell’ex ministro

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Maria Elena Boschi, la storia della molestia dell’ex ministro e quel precedente che fa riflettere…

 

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L’ex Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel Governo Gentiloni, Maria Elena Boschi è rimasta vittima di un attacco di stalking ai danni di un uomo. Le insistenti telefonate, i messaggi lasciati in segreteria non presagivano nulla di buono, per l’uomo che avrebbe fatto di tutto pur di incontrarla e dirle “Ti amo alla follia”.

Non ricevendo mai alcuna risposta, l’artefice si era reso protagonista di una serie di commenti preoccupanti sotto i post di Instagram. Che hanno fatto riflettere la Boschi e spingerla a sporgere denuncia alle autorità di giustizia. Troppo prematuro il simil accaduto di qualche anno fa, che la vedeva ancora una volta vittima di stalking, poi minacce ai danni dello stalker.

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Quell’uomo era stato identificato dalle autorità nel nome di Giuseppe Dragone, 45 anni, bollato come persona incapace di intendere e di volere. Nonostante ciò a Giuseppe fu comminata la pena di due anni e due mesi di carcere, dopo che alle dichiarazioni d’amore attraverso lettere postali, telefonate e messaggi via cavo, seguì una denuncia della Bochi

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