Caso Alice Neri, nel registro degli indagati per omicidio volontario arrivano i primi nomi

Non è ancora arrivato ad un punto di svolta il caso di Alice Neri, la giovane trovata carbonizzata lo scorso 18 Novembre. Ma nel registro degli indagati arrivano i primi nomi.

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Caso Alice Neri (immagine realizzata con Befunky)

È ancora senza nomi l’omicidio di Alice Neri, la giovane 32enne di Roverino il cui corpo è stato ritrovato carbonizzato nella sua auto lo scorso 18 Novembre.

Ci sono ancora troppe ombre per gli inquirenti; come lo smartphone della vittima che squillava, con le chiamate rifiutate, proprio mentre il corpo senza vita di Alice veniva ritrovato. E adesso a è il fratello della vittima a dare nuovi indizi ai Carabinieri che stanno seguendo il caso.

Mia sorella è stata molestata sul luogo di lavoro, aveva riferito il fatto al suo caporeparto e l’azienda è intervenuta con una lettera di richiamo nei confronti del collega“, a raccontarlo è Matteo Marzoli che riporta un episodio raccontato dalla madre della vitta.

Alice era stata da poco assunta alla Wam di Cavezzo, quando un collega passandole di fianco le aveva allungato le mani addosso. La Neri pare abbia denunciato le molestie del collegato al caporeparto e i vertici dell’azienda avevano semplicemente ammonito l’uomo. Del resto era stata la madre Patrizia che, in diretta a Pomeriggio5, aveva detto “Me l’hanno ammazzata per un no“.

Due iscritti nel registro degli indagati

Pur non essendoci ancora certezze, arrivano i primi sospetti e ad oggi sono due gli uomini iscritti al registro degli indagati. Si tratta del marito della vittima e un conoscente della donna.

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L’auto carbonizzata di Alice Neri (tgr Emilia-Romagna)

Secondo gli inquirenti, quindi, l’uomo che ha ucciso Alice Neri potrebbe aver avuto un complice. I Carabinieri sono, infatti, alla ricerca di una bicicletta che probabilmente è il mezzo utilizzato dall’uomo che ha appiccato l’incendio.

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Al vaglio degli inquirenti anche la tanica utilizzata per appiccare il fuoco e che secondo la nota criminologa Roberta Buzzone sarebbe l’evidenza che si sia trattato di un omicidio volontario: “Chi l’ha usato doveva esserselo procurato“.

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L’iscrizione del marito della vittima e del conoscente della stessa nel fascicolo per omicidio volontario e distruzione di cadavere aperto dalla Procura di Modena è un atto dovuto secondo le autorità e che permetterebbero di agire con garanzie di legge per quanto riguarda accertamenti come acquisizioni probatorie e interrogatori.

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