Dante Alighieri, dal 1295 la firma in originale del poeta: una scoperta stucchevole

Una scoperta che ha del clamoroso e che dagli studiosi viene già definita “sensazionale”. Si sarebbe infatti trovata per la prima volta la firma originale di Dante Alighieri.

Dante Alighieri scoperta firma
Dante Alighieri (screenshot Instagram)

“Ci vogliono prudenza e cautela”, queste le comprensibili parole di colui che ha fatto questa scoperta eccezionale. La firma in originale del “Sommo Poeta”, Dante Alighieri, sarebbe stata finalmente trovata.

Nato a Firenze nel 1265, figlio di Alighiero di Bellincione e Bella degli Abati, seguì si presume l’iter di studi tipico di quell’epoca e verso gli anni ottanta conobbe Brunetto Latini, scrittore e poeta che ebbe sul giovane una grande influenza.

A soli dodici anni venne concordato il suo matrimonio con Gemma Donati, che poi effettivamente sposerà nel 1285. Secondo gli studiosi fu proprio durante il suo esilio in Romagna che iniziò la composizione della Divina Commedia, caposaldo della nostra cultura e tra i capolavori mondiali della letteratura.

Non stupisce, quindi, che la notizia del ritrovamento della sua firma originale abbia messo sottosopra e entusiasmato gli esperti inaspettatamente.

Dante Alighieri: dove è stata ritrovata la sua firma

A scoprirla è stato il professore e accademico Virgiliano Rodolfo Signorini, che però preferisce andarci con i piedi di piombo. Il ritrovamento sarebbe stato fatto su una pergamena del 1295, che si trovava tra le pagine di una copia del 1906 del suo capolavoro, illustrata da Gustave Dorè. Proprietario, un privato che ha voluto mantenere l’anonimato.

Lo studioso ha reso nota la scoperta nell’ultimo numero di Atti e Memorie, dell‘Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti. A rendere ancora più probabile il ritrovamento, il fatto che oltre alla firma (presunta) di Dante, ci fossero anche quelle di altri tre grandi letterati del periodo: Guido Cavalcanti, Dino Compagni e ser Brunetto Latini.

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Il quartetto apposero la loro firma per sottoscrivere un testo in cui disquisivano sul corretto uso del “ma” come congiunzione nell’italiano volgare. Signorini chiede cautela poichè, come dichiarato a FQMagazine, non ci sono attualmente testi o manoscritti del poeta con i quali confrontare il reperto, ma si definisce “fiducioso”.

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