Italia, colera dopo il vaiolo? Scatta l’allarme: cosa si rischia

Allerta al massimo per quella che potrebbe diventare un’ondata di colera nel nostro Paese. Ecco di cosa si tratta e come riconoscerne i sintomi.

Italia pericolo colera
Un laboratorio di analisi (Pixabay)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme per una situazione complicata che potrebbe vedere il ritorno anche da noi di focolai di colera. Questa malattia ha visto più pandemie nel corso del XIXmo secolo e tuttora ce ne è una in corso, iniziata nel 1961 a causa del ceppo El Tor.

Il colera è un’infezione che provoca diarrea, scatenata dal batterio vibrio cholerae che si trasmette per contatto orale con feci e/o alimenti contaminati. I nuovi casi crescono a causa spesso di situazioni di scarsa igiene nelle aree del Terzo Mondo, dovute anche a una cattiva gestione dell’acqua potabile.

I sintomi prevedono oltre agli attacchi diarrotici, anche vomito e crampi alle gambe. Solitamente il 75% dei contagiati è asintomatico, mentre il restante 25% può sviluppare una forma grave della malattia. Il periodo di incubazione è di solito di 2/3 giorni.

Focolai di colera, l’Italia è a rischio?

Si torna a parlare di focolai di colera anche da noi, a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. A causa dei massicci bombardamenti, infatti, ospedali e acquedotti funzionano molto peggio, e con sempre più rifugiati che arrivano in cerca di salvezza, il rischio che si possa scatenare un focolaio non è così assurdo.

 

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L’allarme è scoppiato in particolare a Mariupol, una delle città più bersagliate, nella quale, come denunciato dall’OMS, si stanno venendo a creare delle paludi per le strade, con fognature e acqua potabile che si confondono sempre di più, portando quindi alla proliferazione di infezioni. In particolare il professor Matteo Bassetti ha detto all’Adnkronos che non c’è solo il pericolo di colera, ma anche di morbillo e poliomielite, in quanto le vaccinazioni non sono molto comuni in Ucraina e più in generale nei Paesi dell’Est.

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“In Italia non dobbiamo fare altro che continuare a vaccinare i profughi che arrivano dall’Ucraina (qua i dettagli sull’accoglienza) senza valutare se abbiamo fatto o meno le vaccinazioni” ha spiegato il medico.

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