Caso Cristina Mazzotti, riaperte le indagini sull’omicidio dopo 47 anni: 4 indagati

Caso Cristina Mazzotti, riaperte le indagini sull’omicidio della ragazza 18enne avvenuto 47 anni fa: quattro gli indagati.

Caso Cristina Mazzotti indagini omicidio indagati
Polizia (Foto Pixabay.com)

Nuovi aggiornamenti sul caso di Cristina Mazzotti, sequestrata a scopo di estorsione e poi uccisa quarantasette anni fa.

Aperta una terza inchiesta da parte della Procura di Milano con quattro indagati nella vecchia “mala” meneghina vicina alla ‘Ndrangheta. La 18enne è stata la prima donna a finire rapita dall’Anonima sequestri nel Nord Italia.

Quattro persone sarebbero state accusate di omicidio volontario della giovane “segregandola in una buca senza sufficiente aereazione e possibilità di deambulazione, somministrandole massicce dosi di tranquillanti e eccitanti“.

In questo modo le avrebbero cagionato la morte mentre nelle stesse ore il padre stava pagando il riscatto fra il 31 luglio e l’1 agosto 1975. Gli indagati sono Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Romeo e Antonio Talia. I quattro si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere.

Il rapimento della ragazza è avvenuto nella serata dell’1 luglio 1975 fuori della sua casa a Eupilio. La richiesta di riscatto da parte dei rapitori a Helios, padre della giovane, fu pari a cinque miliardi di lire. Un mese dopo l’uomo pagò un miliardo e cinquanta milioni di lire.

L’1 settembre 1975 fu segnalato ai carabinieri da una telefonata anonima di cercare all’interno di una discarica di Galliate, dove fu trovato il corpo senza vita della 18enne. Quest’ultima fu uccisa con un cocktail di farmaci.

Caso Cristina Mazzotti, riaperte le indagini sull’omicidio della giovane

Un processo si chiuse a Novara con tredici sentenze di condanna fra cui otto all’ergastolo nei confronti dei fiancheggiatori, ma non nei confronti di coloro che eseguirono materialmente il sequestro concluso con l’omicidio.

Caso Cristina Mazzotti indagini omicidio indagati
Polizia (Foto Pixabay.com)

Nel 2007 si attribuì un’impronta digitale a Demetrio Latella. L’arresto richiesto dalla Procura di Torino fu respinta dal gip per mancanza di esigenze cautelari.

Tuttavia Latella confessò di essere stato tra i sequestratori chiamando poi in causa Giuseppe Calabrò e Antonio Talia che, indagati, negarono tutto.

Infine nel 2012 caso fu archiviato. Nel 2015 le Sezioni Unite della Cassazione in una sentenza indicarono imprescrittibile il reato di omicidio volontario.

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Quindi un esposto è stato proposto nuovamente da Fabio Repici, già legale della famiglia di Cristina Mazzotti e successivamente parte civile per la famiglia del magistrato Bruno Caccia, ucciso nel 1983 in un omicidio in cui, secondo il legale Repici, avrebbe avuto un ruolo Demetrio Latella.

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