Omicidio in questura: l’incredibile risultato della perizia ribalta tutto. Esplode la rabbia

E’ arrivato finalmente il risultato della perizia sull’omicidio in Questura del 2019. Quanto è scritto ha suscitato una grande rabbia tra le persone coinvolte.

Questura poliziotti
I poliziotti uccisi (Facebook)

Il caso risale al 2019, ed ebbe una grande eco mediatica per l’efferratezza del gesto e le vittime, colpite durante il loro dovere quotidiano. I due poveretti erano in servizio presso la Questura locale e avevano appena trasportato al suo interno due fratelli, per accertamenti su un furto di uno scooter.

Con una scusa uno dei due chiese all’agente di polizia di accompagnarlo alla toilette, ed è lì che diede vita a una collutazione, riuscendo a sfilargli la pistola dalla fondina e freddarlo con la stessa. A questo punto si allontanò, incontrando sui suoi passi il giovane collega, al quale esplose contro tre colpi in rapida sequenza, rubando poi dal corpo la seconda arma.

Con le due pistole di ordinanza cercò quindi di fuggire, sparando anche contro una collega delle vittime, che riuscì miracolosamente a ripararsi dietro a un muro, e quindi contro delle macchine all’esterno. I poliziotti in servizio riuscirono fortunatamente a raggiungerlo, fermandolo con un colpo all’inguine. Per i due giovani agenti, però, ormai era tutto inutile.

Omicidio della Questura di Trieste: il risultato della perizia sconvolge

Da allora il killer, Alejandro Augusto Stephan Meran, 31 anni, è rimasto in carcere, e il fratello ha sempre parlato di suoi presunti problemi mentali. Oggi è arrivato il risultato della perizia disposta dalla Corte di Assise, in merito alle capacità mentali dell’autore dell’omicidio dei poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo De Menego.

La perizia è stata stesa da Stefano Ferracuti, professore di Psicologia Clinica alla Sapienza di Roma, e riferisce quanto segue: “la condotta costituente reato è stata attuata all’interno di una condizione mentale caratterizzata da un delirio persecutorio, di pregiudizio e di onnipotenza e tale da escludere totalmente la capacità di volere”.

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L’omicida sarebbe quindi processabile ma non imputabile per un vizio di mente. Sconcerto e dolore da parte dei familiari delle vittime: “Quando ha fatto quel che ha fatto non era incapace di intendere e volere, era lucido. Era lucido”.

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