“Ebreo, devi morire nel forno”: choc a Livorno. Bambino aggredito a calci e sputi nel parco

Un bambino vittima di una aggressione a calci e sputi in provincia di Livorno perché ebreo, la famiglia denuncia il folle gesto

"Ebreo, devi morire nel forno": choc a Livorno. Bambino aggredito a calci e sputi nel parco
Carabinieri (foto tratta da Pixabay)

Grave episodio di antisemitismo avvenuto nelle vicinanze di Livorno. Un bambino di soli 12 anni è stato aggredito in un parco e preso a calci e sputi. L’annuncio è avvenuto da parte del Comune di Campiglia Marittima, che ha riportato l’accaduto con un comunicato sul proprio sito ufficiale.

La sindaca Alberta Ticciati, si apprende, è stata avvertita dell’episodio da una telefonata giunta in Comune dal padre del bambino. Autrici del gesto, due ragazzine di 15 anni, che nel pomeriggio di domenica 23 gennaio, nel parco Altobelli di Venturina Terme, hanno prima insultato il bambino colpendolo poi ripetutamente sulla testa.

«Ebreo di m…., devi morire nel forno», «Tu devi stare zitto perché sei un ebreo», queste le frasi che sarebbero state rivolte al bambino mentre veniva aggredito. La sindaca di Campiglia Marittima stigmatizza fortemente l’episodio: “Quanto accaduto è di una gravità inaudita. Abbiamo invitato la famiglia a fare i propri passi, faremo il possibile perché la cosa non venga archiviata.

Bambino ebreo aggredito, il racconto e la denuncia del padre: “Non è la prima volta, non possiamo voltarci dall’altra parte”

Il fatto che nel 2022 succeda una cosa tale in una realtà come la nostra è di una gravità massima che va indagata, approfondita, compresa, e fortemente stigmatizzata. Questi atti, pericolosi e inaccettabili, vanno stroncati subito“.

"Ebreo, devi morire nel forno": choc a Livorno. Bambino aggredito a calci e sputi nel parco
Ospedale (foto tratta da Pixabay)

Sulle colonne del quotidiano toscano ‘La Nazione’, inoltre, compare il racconto del padre del bambino, che esprime sgomento e dispiacere per quanto accaduto a suo figlio.

“Quanto accaduto è gravissimo – spiega – Ma è ancora più grave che nessuno sia intervenuto, nessuno dei presenti ha difeso mio figlio. Siamo scioccati, non siamo riusciti a dormire. Non me lo spiego, mi viene da piangere. Qualcosa del genere non era mai accaduto”. L’uomo racconta che non è la prima volta che suo figlio è stato preso di mira perché ebreo. “Alle elementari i ragazzi si scambiavano messaggi con una svastica.

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Avevo fatto presente la cosa alle famiglie, stavolta non mi fermo. Denuncerò tutto alle forze dell’ordine, non possiamo girarci dall’altra parte. Non si scherza con una cosa così tragica, i genitori devono capire cosa hanno fatto le loro figlie”. Un episodio che alla viglia del 27 gennaio, data del Giorno della Memoria, fa decisamente riflettere.

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