Mara Venier, il lungo appello in diretta tv: “Ora basta…” – Il VIDEO esclusivo

Le commoventi parole di Mara Venier conquistano i telespettatori a casa.

Mara Venier
Fonte immagine Instagram

Nell’ultima puntata di Domenica In, andata in onda nella giornata di ieri, la conduttrice Mara Venier ha scelto di lanciare un appello di stampo sociale prima di concludere la trasmissione su Rai 1. Solitamente infatti gli ultimi istanti del programma sono dedicati ai saluti di Mara, ma questa volta la conduttrice ha optato per qualcosa di diverso.

Mara Venier entra in studio in compagnia di un ragazzo e una signora, una mamma che la Venier presenta come Emma Marazzo, ovvero la mamma di Luana D’Orazio. La figlia della donna ha perso la vita lo scorso maggio per un incidente nella fabbrica in cui lavorava. Il triste evento era passato per diverso tempo al telegiornale per via della giovane età della ragazza deceduta, appena 22enne madre anch’essa di un bambino di 5 anni.

Il discorso di Mara Venier

Un dolore che ancora affligge e tormenta la famiglia della ragazza di Prato e che Mara Venier ha scelto di condividere con i suoi spettatori e il pubblico presente in studio. È stato un discorso sentito, a parlare dunque era il cuore di Mara che si è stretto nel dolore di Emma Marazzo, che abbracciava alla sua destra.

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“È soltanto un modo per parlare a voi che siete a casa” esordisce la Venier. “Vogliamo ribadire un concetto: che sono sempre troppi, troppi, i morti sul lavoro. Noi con questa testimonianza oggi vogliamo veramente essere vicini a tutte le famiglie che hanno perso i propri cari”.

Il discorso della Venier si conclude con i ringraziamenti al pubblico che ha seguito la trasmissione e al lancio del programma in onda successivamente. L’inquadratura si stringe in un tenero e lungo abbraccio tra la conduttrice di Domenica In ed Emma Marazzo.

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Ciò che afferma la Venier non è mai una cosa del tutto scontata, ad oggi è difficile ammettere la gravità e il rischio che si corre sul posto di lavoro. Un luogo che dovrebbe tutelare il lavoratore ma che ogni anno registra un numero incessante di vittime, aumentate soprattutto nell’ultimo anno dopo la riapertura in seguito al lockdown del 2020.

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