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Televisione

Le truffe di Wall Street in “La Frode” con Richard Gere: vero o falso

Pubblicato da
Martina Di Paolantonio

Nel film con protagonista Richard Gere La frode si parla della crisi finanziaria del 2008 in maniera velata, tramite le vicende di Robert Miller.

Film La frode Richard Gere ispirato crisi Wall Street 2008
(Wikipedia)

La frode (titolo originale Arbitrage) è il film scritto e diretto da Nicholas Jarecki con protagonista Richard Gere, uscito nel 2012 e tanto chiacchierato a causa delle vicende messe in scena. Girato 4 anni dopo la crisi finanziaria del 2008, infatti, racconta la storia di un fittizio Robert Miller ricalcando quella di alcuni investitori di Wall Street. Robert Miller, dalla vita perfetta, un giorno perde 400 milioni di dollari in seguito a un investimento sbagliato in una miniera di rame russa. Di lì in poi dovrà nascondere l’accaduto e affrontare alcune gravi tragedie.

All’epoca della distribuzione del film, l’attore protagonista ha parlato del suo personaggio come di un uomo fondamentalmente non cattivo. Ma che spende tutta la sua vita credendo nella sua invincibilità e facendo tutte le scelte più sbagliate. Ciononostante sono stati tantissimi i fan che si sono identificati nella sua figura, empatizzando col protagonista de La Frode nella speranza che potesse risolvere i suoi problemi.

Davvero il nostro unico limite è il cielo?

Ma quanto c’è di vero, o ispirato al vero, nelle vicende narrate nella pellicola? Il regista del film, figlio di due trader newyorkesi, conosce bene il mondo dell’alta finanza. All’epoca della crisi, inoltre, “la gente veniva svilita così tanto” che gli era venuta la voglia di esplorare quell’aspetto socio-culturale della società. Quello in cui si prendono decisioni all’interno di un sistema che ti promette enormi ricompense a fronte di rischi altissimi. In poche parole “la classica storia di un brav’uomo finita malissimo“, in stile Breaking Bad.

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Per questo il personaggio di Miller si basa sulla vita di Warren Buffett, Richard Branson e dei leggendari manager John Paulson e James Simons. Ma l’intenzione non era tanto quella di parlare della crisi di Wall Street, quanto quella di mettere in scena quel qualcosa nel nostro sangue che ci spinge a pensare che l’unico limite sia il cielo e che si possa continuare a essere arroganti per tutta la vita. Anche se non è così!

Martina Di Paolantonio

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Martina Di Paolantonio