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“Ti ordino di morire”, l’orribile storia di Michelle e del fidanzato

Pubblicato da
Gabriele Mastroleo

Una vicenda che ha impressionato l’opinione pubblica: “Ti ordino di morire”, l’orribile storia di Michelle e del fidanzato.

Michelle Carter

Morto suicida all’età di 18 anni. La sua ragazza, Michelle Carter, che di anni ne aveva uno in meno, lo aveva incoraggiato tramite SMS a suicidarsi. Una vicenda davvero terribile, che qualche anno fa ha impressionato l’opinione pubblica americana. La vittima di questa istigazione al suicidio si chiama Conrad Roy.

Dalla vicenda è scaturito un processo per omicidio colposo involontario nel Massachusetts, il primo caso di istigazione al suicidio via SMS che è stato di fatto riconosciuto e che ha aperto la strada a una serie di altri casi simili. Questo non solo negli USA, ma in tutto il mondo. Purtroppo, questo tipo di situazioni abbiamo visto che sono davvero ripetibili ovunque.

Perché Michelle ha istigato il suo fidanzato al suicidio?

Michelle Carter

Nel processo, sono stati fatti leggere e ascoltare decine di messaggi di testo, e-mail e telefonate registrate tra Carter e Roy prima della sua morte. Il ragazzo era seguito da diversi professionisti per seri problemi psicologici e a quanto pare assumeva anche psicofarmaci. Per Michelle Carter, il “gioco” è stato facile, un gioco che purtroppo si è rivelato davvero mortale.

Il presidente del tribunale Lawrence Moniz ha ritenuto Michelle Carter colpevole di omicidio colposo, concludendo che voleva che il suo fidanzato morisse. Lo voleva così tanto da averlo davvero costretto al suicidio e il giudice ha portato le prove, contenute nell’ultima telefonata. In questa chiamata, la ragazza ha ordinato a un fidanzato ormai in preda al terrore di tornare all’interno del suo camion mentre questo si riempiva di monossido di carbonio.

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La vicenda è davvero ai limiti dell’assurdo, se non sapessimo che in realtà non si tratterebbe nemmeno della prima volta che qualcosa del genere accade. Casi simili di persone costrette al suicidio perché sottoposti magari a un pericoloso ricatto sono emersi negli ultimi anni anche in Italia.

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Inizialmente condannata a 2 anni e mezzo di reclusione, Michelle Carter per quel suo comportamento se l’è cavata davvero con molto poco. In appello, la pena è infatti scesa a soli 15 mesi e alla fine dopo nemmeno un anno è uscita dal carcere. La condanna ha sollevato un’ondata di indignazione.

Gabriele Mastroleo

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Gabriele Mastroleo