Passaporto per la libertà, storia vera: chi era Aracy de Carvalho

Va in onda su Canale 5 dal 24 novembre fino a metà dicembre la serie tv  Passaporto per la libertà, tratto da una storia vera: chi era Aracy de Carvalho.

cosa sapere su Aracy de Carvalho
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Una fiction in otto episodi, due per serata, per raccontare una storia vera di una grande donna, della quale sappiamo davvero molto poco. Trasmessa per la prima volta un anno fa da Globo TV in Brasile e interpretata da Sophie Charlotte, sbarca su Canale 5 questa nuova miniserie televisiva, che sicuramente appassionerà il pubblico.

Stiamo parlando di Passaporto per la libertà, in onda a partire da stasera 24 novembre in prima serata su Canale 5: la fiction racconta una storia vera, quella di Aracy de Carvalho: una storia d’amore con sullo sfondo una vicenda davvero tragica, quella dell’Olocausto degli ebrei per mano nazista.

Chi era Aracy de Carvalho: la sua storia raccontata nella serie tv

Aracy de Carvalho passaporto per la libertà
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Nata nel 1908 in Brasile, Aracy de Carvalho era figlia di una donna di origine tedesca, mentre il padre era un mercante con origini portoghesi. Questi diventa poi proprietario del Grande Hotel de Guarujá, dove la famiglia si trasferisce. Sin da bambina, quella che sarebbe stata destinata a diventare una stimatissima diplomatica parla fluentemente quattro lingue.

Trasferitasi a San Paolo, sposa Johannes Edward Ludwig Tess, di origini tedesche, e la coppia ha un figlio. Nel 1935, si separano e un anno dopo Aracy de Carvalho si trasferisce in Germania, ad Amburgo, dove inizia a lavorare presso il consolato brasiliano, diventando responsabile della Sezione Passaporti. In Germania, trova anche un nuovo amore, João Guimarães Rosa, anche egli diplomatico ma che dopo la guerra diventerà uno dei più grandi scrittori brasiliani del Novecento.

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A partire dal 1938, subito dopo il dramma della Notte dei Cristalli, uno degli episodi più tremendi che anticipò la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, scelse di aiutare gli ebrei. Difatti, iniziò a distribuire i passaporti ma senza la J rossa, che come noto identificava gli ebrei, ma non si fermò lì.

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Lei e il marito, infatti, fino a tutto il 1942 intensificarono la loro attività umanitaria e dovettero porvi fine solo quando il Brasile richiamò i suoi connazionali in patria, dopo la rottura di ogni rapporto con la Germania Nazista. Gli ebrei non dimenticarono però mai il sostegno alla loro causa che era arrivato dalla diplomatica brasiliana, che dal 1982 è una delle due personalità del suo Paese a essere onorate dallo Yad Vashem e riconosciute come Giusto tra le Nazioni.

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