Alessia a casa dopo 45 giorni di prigionia, l’arrivo ieri presso l’aeroporto di Ciampino accolta dalle autorità pubbliche. Era stata arrestata in Iran lo scorso 28 settembre e detenuta nel carcere di Evin a Teheran.
“È stata dura, eravamo in 6 in una cella. Ma non mi hanno mai maltrattata, non ho mai subito atteggiamenti violenti“.
È questo uno dei primi racconti svelati da Alessia Piperno atterrata all’aeroporto militare di Ciampino ieri alle 17.08. La travel blogger di 30 anni originaria di Roma è stata detenuta per 45 giorni nel carcere di Evin a Teheran (Iran), dopo l’arresto per aver preso parte ad una manifestazione di piazza organizzate come protesta per la morte di Mahsa Amini.
La ragazza ha riabbracciato con emozione tutta la sua famiglia papà Alberto, mamma Manuela ed il fratello David che si è prodigata fin da subito per poterla riportare a casa sana e salva. Presente ieri al suo arrivo anche da Giorgia Meloni, che appena poche ore prima aveva comunicato alla stampa in via ufficiale che Alessia era stata liberata dopo un “intenso lavoro diplomatico“.
Questo appunto è stato necessario in quanto durante l’ultimo mese la Farnesina ed i diplomatici italiani di stanza a Teheran si sono prodigati per eseguire un accurato lavoro su doppio canale, ovvero quello diplomatico e quello di intelligence.
Alessia Piperno: “Eravamo sei in cella, sono stati 45 giorni duri”
A sbloccare la situazione è stata la trattativa tra il nostro ministro degli Esteri Tajani e il suo omologo iraniano. È quanto rende noto una nota della Farnesina in una nota.
In un comunicato di Palazzo Chigi si legge:
Dopo un intenso lavoro diplomatico oggi Alessia Piperno è stata rilasciata dalle autorità iraniane e si appresta a tornare in Italia. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a che Alessia riabbracci i familiari, ha informato i suoi genitori nel corso di una telefonata, pochi minuti fa.
La detenzione di Alessia Piperno è sempre stata sotto controllo costante da parte dell’intelligence italiana sul posto oltre che della Farnesina stessa tramite i diplomatici a Teheran.
Come infatti raccontato da Alessia stessa, durante i giorni di prigionia aveva pasti regolari e non ha patito i soprusi per cui invece è tristemente famosa la prigione di Evin dove era stata confinata. Subito dopo essere stata incarcerata aveva anche ricevuto la visita di un emissario dell’ambasciata italiana.
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Per portare a casa da “viaggiatrice solitaria” si è dovuto consumare un intenso lavoro di squadra, aggravato anche da una complessità storica che sta scuotendo in questo momento la Repubblica islamica, animata e fagocitata da sempre più intense proteste antigovernative.
Come spiega La Stampa, “Le autorità sono molte concentrate sul garantire la sicurezza nel Paese e c’è una chiara volontà di prendere di mira i cittadini stranieri per dimostrare che questa rivolta, scatenata dalla morte in custodia di Mahsa Amini, sia indotta dall’estero”.
Infine da considerare anche le recenti dichiarazioni sottoscritte dall’Italia in ambito G7 che condannano eticamente la repressione islamica che in questi mesi si è intensificata nel Paese e sta compromettendo la vita di milioni di persone costrette a scappare per motivi umanitari.