È entrato nel vivo il dibattimento del processo che vede imputati due bagnini e i genitori di un bambino di sei anni morto annegato in piscina.
Ansh Sharma, bambino di sei anni, perse la vita nella piscina Lamarmora, a Brescia, nel pomeriggio del 19 luglio 2020.
Il bimbo, di origine indiana, morì dopo essere entrato nella piscina più grande presente nella struttura, una vasca olimpionica alta minimo un metro e venti. Il piccolo era giunto in piscina raggiungendo i genitori e il fratello più grande.
La prima a rendersi conto che il bambino non riusciva a riemergere fu la madre. A quel punto la donna iniziò a urlare attirando l’attenzione dei bagnini che si tuffarono portando Ansh fuori dall’acqua.
Quindi furono chiamati i soccorsi e cominciati i tentativi di rianimazione, in attesa dell’arrivo dei sanitari. Sul posto arrivarono l’automedica e due ambulanze, una delle quali portò il piccolo al Pediatrico dell’ospedale Civile di Brescia in codice rosso.
Bambino di sei anni morto annegato in piscina, ieri la deposizione dei primi testi dell’accusa
Poco dopo la corsa disperata nella struttura sanitaria però il cuore del bimbo smise di battere.
A seguito della morte del piccolo Ansh sono finiti sotto processo il responsabile dei bagnini e un bagnino semplice in servizio quel giorno alla piscina Lamarmora e i genitori del bambino. Per gli altri due bagnini, all’epoca minorenni, procede il Tribunale dei minori.
L’accusa contesta, a vario titolo, l’omicidio colposo e l’omesso controllo. Secondo la Procura, il bimbo poteva essere salvato. Quest’ultimo rimase sott’acqua per 2-4 minuti.
L’esame autoptico che venne predisposto confermò l’annegamento. La causa del decesso fu “asfissia meccanica da annegamento con encefalopatia post anossica“.
Il medico legale trovò un’elevata quantità di acqua nei suoi polmoni. Inoltre l’autopsia escluse eventuali concause. Infatti il bimbo non soffriva di particolari patologie.
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Nella giornata di ieri ha avuto luogo la deposizione dei primi testi dell’accusa, fra cui la polizia giudiziaria.