Sono trascorsi duemila anni dalla eruzione più devastante di sempre del Vesuvio: a distanza di tutto questo tempo, emergono nuove storie
La rivista Scientific Reports di Nature ha pubblicato uno studio importante sulla scoperta di proteine eccezionalmente ben preservate nelle vittime dell’eruzione che nel 79 d.C, in poche ore, ha seppellito la città di Ercolano, quella di Stabia e di Pompei, causando così migliaia di vittime.
Utilizzando diversi modi di proteica mediante spettrometria di massa ad alta risoluzione, un team di biochimici ha identificato nelle vittime di Ercolano e di Pompei numerose proteine che sono sopravvissute alle altissime temperature della eruzione, preservando così un pezzo di storia.
Lo studio multidisciplinare ha rivelato che a Ercolano le proteine si sono preservate meglio rispetto a Pompei, nonostante le vittime ercolanesi.
Lo studio è stato condotto da dei ricercatori davvero esperti che hanno dato anima e corpo a questo lavoro. “I risultati ottenuti hanno evidenziato che l’analisi proteomica, diversamente da quanto ritenuto finora, è in grado di fornire dettagli molecolari anche in ossa esposte al calore estremo” ha spiegato Birolo, biochimica del Dipartimento di Scienze di Chimiche della Federico II di Napoli. “Risultati che incoraggiano a proseguire questo tipo di indagini, che potranno essere applicate anche in ambito forense per il riconoscimento individuale“.
La ricerca ha coinvolto competenze da diversi ambiti di indagine ma in ogni caso non si fermano qui. “Questi ed altri risultati degli studi biologici e antropologici in corso a Ercolano stanno via via portando alla luce particolari mai evidenziati prima, che arricchiscono il complesso quadro della più famosa eruzione di sempre” ha spiegato Petrone.
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Ancora una volta, è stato dimostrato il valore dei reperti storici che sono stati coinvolti nella eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
