Marco Simoncelli, spunta il rimpianto più grande dopo la tragedia: “Ho sbagliato io tutto”

Il pilota Marco Simoncelli, il compianto SuperSic riminese, stava per essere fermato nella sua ennesima corsa contro il tempo.

Paolo e Marco Simoncelli fanpage

Una tragedia lo ha portato via eppure ancora non sembra vero. Marco Simoncelli, il bravissimo motociclettista, il ragazzo dal cuore d’oro, ha trovato ad attenderlo un destino nefasto sulla pista di Sepang, in Malesia. La Moto GP era la sua vita, una passione che è cresciuta con lui. Il suo talento lo ha fatto sfrecciare presto sui circuiti mondiali.

Una chioma ribelle e afro era un segno distintivo per lui. Un sorriso sempre pronto ad aprirsi sulla faccia da eterno ragazzino. Nato a Cattolica risiedeva con la famiglia in un piccolo paesino dell’entroterra romagnolo Coriano. Le sue giornate erano all’insegna della disciplina, delle prove con la moto, e di un giusto allenamento fisico.

La sua moto aveva il numero 58; un numero importante per Marco perché segnava l’anno di nascita della sua amatissima mamma Rossella. Simoncelli era legatissimo alla sua famiglia che lo seguiva dappertutto. Era il classico bravo ragazzo e nonostante i suoi successi e i contratti milionari era sempre lo stesso, in ogni occasione.

 Un dolore marcato per la scomparsa di Marco Simoncelli

Sono trascorsi più di dieci anni dal terribile dramma che portò alla morte il giovane campione. La diretta televisiva sgomentò tutti gli spettatori da casa e lì, sul circuito malesiano, scese un’ecatombe disperata di persone. Nel via vai in preda ad attimi di puro terrore, venne dato la drammatica notizia che seguì la mortale caduta di Marco.

 

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Il giorno stabilito per la gara, dell’ennesima tappa del Moto Gp, in una splendida giornata di sole, Marco e gli altri erano in fila con i motori accesi attendendo il via.  Tutto procedeva bene ma al secondo giro il Sic perde il controllo e sbanda cadendo a terra. Nel frattempo giungono i suoi avversari che ignari, si ritrovano il centauro a terra, e purtroppo l’urto con il suo corpo è inevitabile.

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Paolo Simoncelli, il suo papà, ripercorre quegli attimi spesso nella sua mente. Poco prima della partenza si stava recando , con un asciugamano bagnato, incontro al figlio così da risollevarlo dalla calura tropicale di Sepang. Dichiara che nello stesso istante, della dipartita del figlio, è stato investito da una folata gelida che lo ha preoccupato tanto da voler far desistere al figlio di correre quel giorno. Ma il fato non è nelle nostre mani e Marco ora guida sulla sua pista personale tra le nuvole.

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