Influenza aviaria, scoperto focolaio in Italia: “E’ il ceppo più pericoloso”

Pericoloso focolaio di aviaria scoperto nel nord Italia. Centinaia i pennuti morti, mentre a breve altri dovranno essere abbattuti. Si tratta di un ceppo altamente infettivo.

Influenza aviaria (Facebook)
Un allevamento di volatili (Facebook)

La scoperta è avvenuta una settimana fa circa in un allevamento di tacchini da carne del nord Italia. Il virus ha già ucciso 200 esemplari e a scopo preventivo a breve saranno abbattuti anche i restanti dei due capannoni.

Il ceppo dell’aviaria scoperto è tra i più letali ed è stato scoperto nel 1997. Dal 2003 si sono riscontrati casi anche nei gatti e nei topi e l’ Oms ha lanciato l’allarme alle istituzioni internazionali per il forte rischio che possa estendersi anche agli uomini.

L’H5N1 è proprio quello riscontrato nel pollame morto e quindi l’attenzione del Sivemp, il Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica è ai massimi livelli. Una notizia confermata anche dall’IzsVe, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.

Influenza aviaria, scoperto focolaio in Veneto

Il personale sanitario ha fatto la brutta scoperta lunedì 18 ottobre, dopo che da alcuni giorni era stata comunicata una maggiore incidenza della mortalità nei tacchini allevati.


Ad essere interessato un allevamento del Veronese a Ronco all’Adige. Come accennato prima, 200 pennuti sono già morti dopo aver contratto il virus e altri 13.000 verranno abbattuti nelle prossime ore. Il ceppo H5N1 è altamente patogeno ecompare improvvisamente negli esemplari colpiti, destinati a morire nel quasi 100% dei casi.

La preoccupazioni delle organizzazioni sanitarie sono dovute alla grande capacità di mutazione, in grado di “ereditare” geni da virus che poi infettano altre specie. Ad essere colpiti, da quando è stato scoperto, anche i maiali ed è proprio la promiscuità e la vicinanza dell’uomo con pollame e suini ad essere considerata a rischio elevato di infettività.

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Il rischio è che la presenza del virus dell’aviaria associato a quello dell’influenza umana, in un soggetto affetto da entrambi potrebbe generare la ricomposizione del ceppo, favorendone la contagiosità nei confronti di altre persone. Uno scenario da brividi, che andrebbe a mettere nuovamente in ginocchio le strutture sanitarie.

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