Strage Stresa, ex operaio rompe il silenzio: “Minacciato dopo segnalazione…”. La svolta

Note audio e documentazione fotografica portate a galla da un ex operaio in passato minacciato dai suoi superiori.

Soccorsi
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Forse si sarebbe potuto evitare questo incidente, o forse no, questo resterà un dubbio al quale sarà impossibile dare una risposta certa. A parlare con gli inquirenti è stato un ex operaio che ha affermato la presenza di danni all’interno di una cabina della funivia del Mattarone. Proprio in questa struttura, lo scorso maggio, si è verificato un incidente che è costata la vita a 14 persone.

A precipitare senza lasciare alcuno spiraglio di salvezza per coloro che erano al suo interno, è stata la cabina numero 3, la stessa che anni addietro Stefano Carlo Gandini aveva segnalato ai suoi superiori. L’ex dipendente si era infatti accorto di alcuni malfunzionamenti, come perdita dell’olio dalla centralina e inconvenienti a un discriminatore.

Tutti dettagli che sarebbero stati accuratamente riportati ai vertici dell’impianto e che allo stesso modo sono stati ignorati del tutto. Oltre a non aver preso provvedimenti riguardo la questione, il gestore e il direttore dell’esercizio hanno minacciato Gandini. I patti erano che l’ex operaio non avrebbe dovuto proferire alcuna parola se avesse voluto continuare a lavorare. Nel frattempo Gandini ha trovato un’altra occupazione ed ha lasciato il posto nel Mattarone qualche mese dopo l’accaduto.

La svolta dopo le prove portate dell’ex operaio

Dopo l’incidente del 23 maggio 2021 si sono aperte numerose indagini in merito alla questione di sicurezza e controlli dei mezzi, che dovrebbero essere effettuati con una certa cadenza. Ad incastrare i vertici dell’esercizio è stato Gandini che, venuto a conoscenza del tragico incidente, ha deciso di rivolgersi agli inquirenti con le dovute prove che affermano le sue dichiarazioni.

Incidente funivia
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L’ex operaio infatti ha consegnato, il 7 giugno, alla polizia giudiziaria della procura di Verbania un file audio con alcune conversazioni tra lui e il gestore dell’impianto e il direttore dell’esercizio e una documentazione fotografica che mostra la centralina dell’impianto frenante.

La procura di Verbania ha portato davanti ai giudici del tribunale del riesame di Torino codeste prove suggerendo come soluzione l’arresto dei due uomini. Ma il gip Donatella Banci Buonamici ha ritenuto giusto scarcerare i “responsabili” per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza in merito all’incidente.

“Tanto la funivia non cade” affermava senza ombra di dubbio qualcuno tra le varie conversazioni registrate da Gandini. Anche se la cabina precipitata il 23 maggio era la numero 3, bisogna verificare ancora se effettivamente esiste una connessione tra questo episodio e quello del 2019.

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Secondo il parere degli inquirenti, questo caso potrebbe portare tutti ad interrogarsi sul grado di consapevolezza degli indagati e sul modo in cui venivano risolti i problemi.

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