Azzurra Campari, morta suicida in carcere: chi era, le accuse di 10 anni fa, cosa dice la madre

Il caso della ragazza di 28 anni, Azzurra Campari, morta suicida in carcere a Torino: la sua storia sta facendo molto discutere.

Morta suicida in carcere (Pixabay) – Ultimaparola.com

Due detenute, Susan e Azzurra, entrambe recentemente trasferite nel carcere di Torino, si sono suicidate in circostanze separate. Susan John, 48 anni, giunta da Catania 20 giorni prima, aveva smesso di alimentarsi, la sua morte viene considerata un indice di una possibile sottovalutazione dell’allarme rispetto alla condizione dei detenuti nelle carceri italiane. Azzurra Campari, 28 anni, proveniente da Genova da 15 giorni, aveva una storia complicata e sua madre aveva riscontrato difficoltà nel fissare un colloquio con lei nel carcere.

La storia di Azzurra Campari: cosa è successo a questa giovane donna?

Dramma delle detenute – Ultimaparola.com

A fare maggiore scalpore, nei giorni scorsi, era stata la storia di Susan John, che aveva deciso di morire di fame in seguito a una condanna a 10 anni di reclusione per tratta di esseri umani: lei – di nazionalità nigeriana – si era sempre dichiarata innocente rispetto a quello di cui era accusata. Appena poche ore prima, era morta la 28enne Azzurra Campari, la cui storia è quella di una delle tante ragazze che hanno affrontato tante sfide difficili nella loro vita e a cui sembra essere stata addirittura sottratta la possibilità di reinserirsi nella società.

Cresciuta a Riva Ligure, una piccola località in provincia di Imperia, Azzurra era una giovane donna che aveva affrontato serie difficoltà, evidenziate in più occasioni all’attenzione dell’amministrazione penitenziaria. Suo padre aveva abbandonato la famiglia quando era molto giovane, e da bambina aveva trascorso diversi anni in una comunità. Dopo essere uscita da questa situazione, era già una giovane adolescente. Aveva deciso di iscriversi a un istituto alberghiero, ma in seguito aveva abbandonato gli studi. Successivamente aveva lottato contro la dipendenza da droghe.

La cella di un carcere (Pixabay) – Ultimaparola.com

La legale della famiglia della giovane ha spiegato che era entrata in carcere alla fine di aprile, quando erano passate come definitive alcune condanne che aveva accumulato negli anni. Questi reati – secondo l’avvocato Marzia Ballestra – risalivano al 2013 e al 2014, e avrebbe dovuto scontare una pena detentiva fino a marzo 2025. La mamma della giovane, Monica, ha riferito che aveva programmato un colloquio in carcere con la figlia la settimana successiva. Era molto preoccupata per le condizioni di Azzurra, che sembrava disperata. La legale di famiglia ha sollevato domande sulla mancanza di sorveglianza e sulla possibilità che Azzurra avesse il tempo e i materiali per prepararsi il cappio. La vicenda è un invito a riflettere sulle misure preventive all’interno del carcere, ma anche sul benessere delle detenute, a Torino, come in altri penitenziari.

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