L’immortale, chi è il boss marsigliese che ha ispirato Charly Mattei

La vera storia di Jacky Imbert, chi è il boss marsigliese che ha ispirato Charly Mattei del film L’immortale con Jean Reno.

Una scena del film L’immortale (screenshot video) – Ultimaparola.com

Va in onda questa sera su Nove, il canale in chiaro di Discovery Channel, il film L’immortale, uscito nel 2010 e il cui titolo originale è 22 Bullets. Interpretato da Jean Reno e diretto da Richard Berry, il film è basato su un romanzo di Franz-Olivier Giesbert, che a sua volta si ispira su una storia vera: quella del cosiddetto “ultimo padrino” della mafia marsigliese, Jacky Imbert.

Chi era Jacky Imbert, il “vero” Charly Mattei del film L’immortale

Chi era Jackie Imbert – Ecoo.it

Il titolo originale del film è il fulcro della pellicola stessa: 22 colpi di arma da fuoco feriscono infatti all’inizio del film il boss Charly Mattei, malavitoso marsigliese “redento”, che è appunto ispirato alla figura di Jacky Imbert. Soprannominato “Jacky le Mat“, ovvero “Jacky il pazzo” in provenzale, l’anziano boss è scomparso nel 2019 a quasi novant’anni ed è stato nel corso degli anni Sessanta una delle figure simboliche della malavita di Marsiglia.

Dopo il primo arresto, nella prima parte degli anni Cinquanta fece parte della cosiddetta Bande des Trois Canards, che si riuniva nell’omonimo club di cabaret ed era specializzata in furti con scasso, rapine e racket. Della banda faceva parte anche Tany Zampa, italofrancese con cui strinse una forte amicizia. Due matrimoni e sei amanti alle spalle, nel corso degli anni Sessanta si mise alle spalle una lunga serie di precedenti penali.

L’attentato del quale fu vittima Jacky Imbert

Jackie Imbert ormai anziano (screenshot video) – Ultimaparola.com

Nello stesso periodo, entrò anche in rotta di collisione con Tany Zampa, fatto che a quanto pare gli costò caro: il primo febbraio 1977, infatti, fu vittima di un attentato alla sua vita. Uno dei sicari pare che gli rivolse parole davvero durissime, sostenendo che “un maiale come lui non vale il colpo di grazia” e che dovevano lasciarlo “morire come un cane”. Si vendicò di quell’attentato, nel quale vennero sparati 22 colpi, uccidendo 11 affiliati al clan di Zampa.

Venne poi arrestato mentre preparava l’ennesimo agguato, ma le gravi accuse nei suoi confronti davvero nel giro di breve tempo e sei mesi dopo Jacky Imbert tornò in libertà. Nel corso dell’ultima parte della sua vita, il boss visse in maniera tranquilla, ciò nonostante per lui arrivarono una serie di processi e condanne penali, con accuse che andavano dal contrabbando all’estorsione.

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