Stonehenge, una continua scoperta. Emergono i particolari di una sorprendente ricerca

Gli studi su Stonehenge sono in continua evoluzione. La comunità scientifica fa enormi passi avanti nella ricerca.

Stonehenge scoperta ricerca
Il sito neolitico di Stonehenge (Foto da Pixabay)

Prima di entrare nel bel mezzo della notizia, occorre spiegare cos’è Stonehenge. Il termine indica letteralmente pietra sospesa e designa un sito neolitico che si trova in Inghilterra – precisamente nello Wiltshire.

È composto da un insieme di pietre che sono disposte in modo circolare. Sono in posizione eretta e prendono il nome di megaliti. Il sito è Patrimonio dell’Unesco (dal 1986) ed è una delle mete turistiche più visitate in tutto il mondo.

L’attuale sistemazione è il frutto di un lavoro di ricostruzione avvenuto durante la metà del Novecento e tra le ipotesi più accreditate si ritiene che possa rappresentare un antico osservatorio astronomico. Restano aperte, in ogni caso, diverse strade di interpretazione.

Stonehenge, grazie alla ricerca è stato possibile capire il modo in cui vivevano i nostri avi

Come accennavamo poco fa, Stonehenge non è solo una meta turistica molto ambita ma viene considerato un vero e proprio luogo di culto e pellegrinaggio. Raccoglie visitatori da ogni parte del mondo, specialmente coloro i quali sono affascinati dalla tradizione celtica e Wicca.

 

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Molteplici le ipotesi circa la sua funzione: prima fra tutte – come detto in precedenza – un osservatorio astronomico per il suo allineamento con le stelle; e ancora una necropoli visti i comuni rinvenuti e in ultimo (ma con qualche riserva) un luogo legato ai culti della terra.

I primi studi Stonehenge studi vennero condotti durante la metà del 1600, quando si diffuse l’idea che il sito neolitico fosse stato eretto dai Druidi. Questa prima teoria portò, poi, a considerare Stonehenge alla stregua di un calendario astronomico.

Le ricerche da allora non hanno mai smesso di andare avanti e gli ultimi studi svelano davvero qualcosa di straordinario. L’analisi è stata condotta dagli scienziati dell’università di Cambridge che hanno prestato attenzione in modo particolare gli escrementi degli antenati.

Da questo punto di partenza si è potuto dedurre che i nostri avi fossero soliti cibarsi con le interiora degli animali e che facessero lo stesso anche per i loro cani. Il tipo di parassiti è compatibile con le prove precedenti – queste le parole degli esperti.

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Il sito neolitico resta una delle aree archeologiche maggiormente studiate da ricercatori e appassionati. Un luogo intriso di mistero, misticismo e tanto fascino – ancora tutto da esplorare.

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