Pier Paolo Pasolini, le ragioni strazianti di una morte prematura: l’intervista verità

La verità secondo David Grieco sulla morte dello scrittore Pier Paolo Pasolini, l’intervista in cui spiega le sue ragioni.

Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini, il volto dello scrittore (Foto da Instagram)

David Grieco è un noto regista, sceneggiatore, attore e giornalista celebre per essere stato l’assistente di Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini. Sulla morte dello scrittore, Grieco ha scritto e diretto il film Macchinazione, terminato nel 2014, ma vede la sua proiezione nelle sale cinematografiche solo nel 2016.

Grieco rivela che la compagna e co-produttrice del film, Marina Marzotto, lo ha mostrato in Rai, dove le sarebbe stato detto: “Pensate di farlo uscire al cinema? No, non può, nel modo più assoluto”. Un film che pochi hanno avuto il privilegio di riuscire a vedere, incuriositi dai quindici anni di conoscenza e frequentazione del regista con lo scrittore.

In una lunga intervista, Grieco ha parlato del suo film, sopratutto in merito al rapporto di conoscenza avuto negli anni con lo scrittore e alle dinamiche legate alla sua scomparsa.

I retroscena sulla morte di Pier Paolo Pasolini, secondo il racconto del giornalista e regista David Grieco

Alla domanda “Se Pasolini non è stato ammazzato da Pino Pelosi, allora da chi e perché?”, il giornalista e regista ha risposto affermando che “È stato ammazzato perché rompeva i cog**oni, era quello che scriveva sulle stragi…sul processo all Dc e che stava scrivendo Petrolio al cui centro del libro c’era Cefis”.

Pier Paolo Pasolini
David Grieco e massimo Ranieri (Foto da Instagram)

Sul rapporto con lo scrittore e alla domanda “raccontami di lui”, Grieco ha risposto:

Era come era. La persona più gentile del mondo. Non alzava la voce nemmeno quando ci assalivano i fascisti per la strada… Pasolini dedicava tempo a chiunque. Poi uno o più tipi cominciavano a insultarlo, a botte di “frocio” e altre piacevolezze. Pasolini non mollava, cercava finché possibile di dialogare. Ma se quelli passavano alle mani, lo faceva anche lui. Gli ho visto mettere in fuga anche tre o quattro uomini ben piazzati”.

Sugli insegnamenti trasmessi il regista ha affermato:

“Non faceva sermoni di tipo paternalistico. Era un uomo di poche parole, dotato di ironia. A me ha insegnato essenzialmente una cosa: a pensare con la mia testa”.

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Il ricordo di una figura ancora attuale e che forse oggi avrebbe potuto darci ancora più spunti di riflessione sulle diverse tematiche che stiamo affrontando in questi tempi, come la scuola, la sessualità e il tema legato alla libertà di gender.

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